Area Riservata

Mutanda

Il passaggio dall’ordine alla confusione è estremamente semplice e facile; non altrettanto il contrario, che in alcuni casi è impossibile. Si pensi ad un acquario. Visto così è un sistema ordinato in quanto tutti gli elementi sono distribuiti in maniera (fisica) ordinata. Accendendo un fuoco sotto l’acquario si ottiene una zuppa di pesce che dal punto di vista fisico non è altro che una “confusione” ovvero una riunione di più elementi in maniera errata.

Sfido chiunque a ripercorrere il tragitto inverso: da zuppa ad acquario.
Ora è chiaro che, voler mettere ordine nel sistema fiscale aggiungendo una leggina qua e un decreto là, non è altro che una presa in giro: prima devono buttare a mare la zuppa di pesce.

A chi è demandato il compito di legiferare in materia fiscale bisognerebbe imporre limiti ben precisi ed in particolare il limite di non modificare dalla sera alla mattina norme in essere da più di vent’anni. Per non alimentare la zuppa di pesce.

Mutano i ministri, ma non muta la loro voglia di mutare le cose.

Mutatis mutandis, nulla muta.
 

stefano benatti

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La rivolta delle arance

L'imposta ottima, alla quale i Governi dovrebbero aspirare, è quella che non grava, non pesa, che non preleva nulla, che, non dico, tende ad accrescere la ricchezza dei contribuenti, ma che comunque non la annulla. Invero ci costringono a ritenere imposta "normale" quella che grava, preleva, taglieggia, quella che porta via assai e poco restituisce ai contribuenti. Questo continuo e progressivo taglieggiamento equipara i contribuenti alle arance: frutti da spremere; tale è infatti l'opinione che hanno i nostri Governanti dei loro sudditi. Questi Signori, però, non hanno tenuto in debito conto la pazienza delle arance, che, come tutti sanno, non è infinita.

A furia di spremerle, dalla buccia sovente partono schizzi che, guarda caso, centrano con mira pressoché infallibile l'occhio dello spremitore.

stefano benatti

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Il raglio dell’asino

L'asino (Equus asinus domesticus), addomesticato già 7000 anni fa, è stato, da sempre, impiegato per molteplici usi quali: soma, traino, sella e lavoro nei campi. Animale molto rustico, presenta un carattere docile, paziente e riservato, ed è capace di provare affetto per coloro che lo trattano in modo conveniente, sapendo riconoscere il padrone anche da molto lontano.
A causa della sua natura forte e robusta ma anche sobria e frugale, è stato trattato con minor cura e maggior durezza rispetto ad altri animali. Nel mondo greco, nel massimo splendore della cultura di Atene, l'asino era considerato sacro e quindi il riferimento all’asino aveva una connotazione positiva. Nel mondo latino, dall’inizio dello strapotere di Roma, invece, l'asino era associato a qualcosa di negativo. Da allora l’asino è come il popolo: utile, paziente e bastonato. Come il popolo, l’asino è un animale la cui mansuetudine viene data per scontata, la cui tolleranza viene considerata infinita. Come per la voce del popolo, il raglio dell’asino non arriva in cielo: è solamente fastidioso.

Io continuo a ragliare, nella speranza di dare fastidio a qualcuno.

stefano benatti

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Le giuggiole e il loro brodo

È la seconda volta nel giro di pochi giorni che un animo gentile ci fa trovare in studio, all’angolo caffè, un sacchetto di giuggiole. Nel mentre si sta indagando chi sia il benefattore, ho chiesto se qualcuno/a avesse mai fatto o assaggiato il brodo di giuggiole. La risposta è stata negativa. Dal momento che sono pettegolo e curioso ho s-google-ato (leggi: sgugolato) e, con mia non eccessiva sorpresa, ho scovato alcune notizie.

Si dice che tra le fonti storiche più remote che citano i frutti del giuggiolo si vi siano le “Storie” di Erodoto, il quale avrebbe paragonato il gusto dolce della giuggiola a quella del dattero, raccontando che da essa si poteva ottenere una bevanda inebriante, utilizzando la sua polpa fermentata.

Alcuni studiosi ipotizzano inoltre che nel Libro IX dell’Odissea il “frutto del loto” citato da Omero che portò all’oblio gli uomini di Ulisse sbarcati sull’isola dei Lotofagi, possa in realtà corrispondere ad una specie di giuggiolo selvatico, e dunque l’incantesimo narrato sarebbe stato provocato dalla bevanda alcolica preparata con i frutti inebrianti di questa pianta e non da sostanze narcotiche.

Personalmente propendo per la versione Omerica. È più poetica e intrigante. Vado subito a vedere se è rimasta qualche giuggiola nel sacchetto per prepararmi un brodino; vi saprò dire se avrò ottenuto lo stesso effetto che le giuggiole hanno avuto sui compagni di Ulisse: dimenticare il passato e far svanire ogni preoccupazione per il futuro.

stefano benatti

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La fatica di Sisifo

Sisifo, il fondatore di Corinto, per la sua malvagità fu condannato, nell'altro mondo, a portare un grosso mas-so su di una montagna, il quale dalla cima rotolava giù e così di seguito per l’eternità. Fatica inutile, come quella di Sisifo, è quella alla quale anche noi siamo condannati, non per la nostra malvagità (forse), nel tentativo, altrettanto inutile, di rimanere al passo con le norme fiscali. Folle corsa verso il nulla, tutt'altro che gratificante e stimolante. Fatica che, poi, ci obbliga a diventare poliglotti, posto che ogni giorno dobbiamo fare i conti con terminologia più astrusa che arcana, come: fiscal drag (non è una droga); capital gain (nuovo videogioco); minimum tax (taxi per piccoli di statura); flat tax [imposta sull’emissione dei peti (flatulenze)]. Questa confusione linguistica, oltre che normativa, genera, inevitabilmente, impossibilità dl comprensione; genera una nuova Torre di Babele. Mentre l'originaria Torre di Babele era stata eretta quale simbolo negativo della sfida a Dio, l'attuale Torre di Babele è un vero e proprio insulto ai più elementari concetti di razionalità e di giudizio.


stefano benatti

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La città eterna

 
Se ti trovi nella città eterna, partendo da Piazza delle Quattro Fontane, scendi lungo l’omonima Via (delle Quattro Fontane appunto), ti lasci alla tua destra il magnifico palazzo Barberini (antica residenza Papale) e ti trovi in Piazza del Tritone ove si erge maestosa la fontana del Tritone, opera del Bernini. A questo punto scendi per Via del Tritone e dopo un po’ puoi ammirare Palazzo Chigi (sede del Governo) e due passi più in là Palazzo Montecitorio (sede della Camera dei deputati). Continui dritto perché tutte queste bellezze ti hanno rinvigorito e arrivi a Piazza Navona. A questo punto ti siedi in un ristorantino a metà piazza e, mentre aspetti che ti portino il tuo piatto di tonnarelli cacio e pepe, ammiri la fontana dei Quattro Fiumi, posta proprio al centro della piazza, realizzata, anch’essa, dal Bernini (quello del Tritone) e composta da quattro statue che rappresentano il Nilo, il Gange, il Danubio ed il Rio de la Plata. Non si sa da quanto tempo, ma esiste una leggenda relativa alla Fontana dei Quattro Fiumi. Nello specifico ne è protagonista la statua che personifica il Rio de la Plata. La figura che rappresenta il fiume, infatti, è rivolta verso la Chiesa di Sant'Agnese in Agone e tiene il braccio sinistro alzato verso di essa. Questa leggenda vuole che il Bernini abbia realizzato la statua in atteggiamento tale che rappresentasse la plastica movenza di chi ha paura che qualcosa gli crolli addosso e, in pratica, abbia voluto manifestare, attraverso la posa della statua, spregio e scherno verso le abilità tecniche del suo rivale Francesco Borromini, che ebbe a realizzare la Chiesa prospiciente.
È la stessa posa, fateci caso, che assume il nuovo Presidente del Consiglio allorché il Berlusca si accinge a tenere un discorso in Senato.

stefano benatti

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Non spegnete l’apparecchio

Certo è che il costo delle bollette è arrivato a livelli stratosferici e tra poco tempo entrerà nel metaverso, ma né il rincaro dell’energia elettrica né il vile attacco all’Ucraina né la corsa dell’inflazione sono motivi sufficienti per non fare funzionare l’apparecchio che, indipendentemente dal genere, dal lavoro che facciamo, dalla fede religiosa cui apparteniamo e dalle idee politiche che possiamo avere, portiamo con noi tutti i giorni e appoggiamo sul cuscino tutte le notti. Orsù, dunque, se l’abbiamo acceso, manteniamolo accesso, se l’abbiamo spento, accendiamolo.

 
Se avete dubbi sull'apparecchio chiedete a stefano benatti

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