Area Riservata

Eppibirtzdaitumi

 
In merito alla necessità o meno di festeggiare il compleanno, il mio pensiero è mutato con il passare degli anni. Penso sia ovvio e naturale. Sono anni ormai che dal calendario ho eliminato questo giorno, anche se mi dicono che sia scientificamente provato che chi festeggia più compleanni vive più a lungo.
 
La linea della nostra vita è come il dorso di un dinosauro: la prima parte, dalla capoccia alla gobba, è irto ma breve e sale, la seconda, dalla gobba alla fine della coda, è lungo, dolce ma, inesorabilmente, scende. È la stessa curvilinea con la quale si rappresenta la prestanza sessuale dell’uomo: intensa ma breve la prima parte, decadente la seconda spietatamente più lunga.

Senza che ciò possa farvi scommettere sulle primavere che ho trascorso, so di avere già molta strada segnata sul mio contachilometri, ma tengo il motore ben oliato per poterne accumulare molti altri.

Guardo indietro e vedo i regali che mi ha fatto il tempo e che avrò per sempre addosso: persone amate (moglie e figli in primis compresa la Lola), luoghi, tramonti, città, libri, lutti, pensieri, gioie e molti amici che ho in me.

stefano benatti

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La vera storia della creazione della donna

Once upon a time, many, many, many, ma many years ago, at the beginning of the initiation of the world, there was only Adamo.
He was passegging in the Garden of Eden. He felt (sentiva) himself very sol. Then GOD chies him: "Adamo, what's sbagliat, you look so down!"
and Adamo, piagnucolanding, diss to GOD that he had nessun to talk to. Moved by pietas, GOD promised him that he avrebb potut aver a companion, a WOMAN!
"This person," diss GOD, "procure food, cook for you, and when you take away your pantalons, she will laved them for you. She does not mai discuss your decisions; anz, she condivided semper and forever. Will take care of your children and never ask you to go, in the middle of the night, to see how they are. She does not contradict you ever and will always be the first to admit d’aver sbagliat. She will never have a maldetest and always give you love and passion”.
Adamo, rimast a boc apert, chies to GOD:
"How much cost a woman like that?"
"One arm and one leg"
"Um ... – diss Adamo - ... ascolt GOD, and what you give me for a costola?"
The rest is history.

stefano benatti

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Riflesso pavloviano

 
Il riflesso condizionato o riflesso pavloviano, dal nome dello scienziato russo Ivan Pavlov che ne elaborò il concetto agli inizi del Novecento nell'ambito degli studi sul comportamento, è la risposta che un soggetto dà al presentarsi di uno stimolo condizionante.
 
Per intenderci, esistono due tipologie di riflesso: quello non condizionato e quello condizionato. Il primo è quella risposta automatica, e non sotto il controllo della volontà, che un organismo ha nei confronti di uno stimolo esterno; un esempio tipico di riflesso (non condizionato) è che, nel sentire un suono, volto automaticamente il capo nella direzione in cui il suono si propaga. Il secondo, invece, rappresenta quel riflesso che può mettere in atto riflessi semplici partendo da stimoli differenti; per fare un esempio, avvertire la sensazione di sete quando si ascolta un particolare brano musicale costituisce un riflesso condizionato.
Nell’esperimento di Pavlov, infatti, associando per un certo numero di volte la presentazione del cibo ad un cane con un suono di campanello, il solo suono del campanello determinava la salivazione nel cane e, quindi, l’aspettativa del cibo.
 
Il riflesso condizionato è, quindi, una reazione prodotta da un elemento esterno, che il soggetto (umano o animale che sia) si abitua ad associare ad un preciso stimolo esterno. L’esperimento di Pavlov, seppur realizzato più di cento anni fa, rimane un esempio di come il nostro sistema nervoso possa essere condizionato a comportamenti da elementi esterni.
 
Non stupitevi, quindi, se, quando vi capita di vedere in televisione Salvini o Conte o la Meloni, automaticamente le vostre mani vanno a toccare una parte specifica del vostro corpo. È un semplice riflesso condizionato.
 


stefano benatti

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Il prezzo del cervello


In ospedale viene ricoverato un paziente gravemente malato. I familiari si riuniscono nella sala d'attesa e, alla fine, entra un medico, stanco e desolato: "Mi dispiace d'essere portatore di brutte notizie", dice guardando le facce preoccupate. "L'unica speranza per il vostro familiare è un trapianto di cervello; è qualcosa di sperimentale e molto rischioso, economicamente del tutto a vostre spese".

I familiari restano seduti, ascoltando le gravi notizie. Alla fine, uno domanda: "quanto costa un cervello?"

"Dipende", risponde il medico, "5.000 euro un cervello di un uomo; 200 euro per uno di donna".

Un lungo momento di silenzio invade la stanza, mentre gli uomini presenti cercano di non ridere ed evitano di guardare le donne negli occhi, anche se qualcuno accenna un sorriso.
Infine, la curiosità fa domandare ad uno di loro: "Dottore, a che si deve la differenza di prezzo?”

Il medico, sorridendo a una domanda così innocente, risponde: "Quelli femminili costano meno perché sono gli unici ad essere stati usati, quelli degli uomini, invece, sono come nuovi".

Un caro saluto a tutti gli uomini che hanno sorriso a metà del racconto.
E baci a tutte le donne che hanno sorriso … alla fine!
 
Domanda


Ti sei già chiesto come funziona il cervello di una donna?
Ecco ... è spiegato qui sotto grazie ad un semplice schema, facile da capire:

 
Ogni piccola palla blu corrisponde ad un pensiero, una decisione da prendere, una cosa da fare, un problema da risolvere ...
L' uomo ha solamente due piccole palle ma occupano tutti i suoi pensieri.

stefano benatti

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LEX TALLONIS

Da qualche parte ho letto che risale al tempo dei sumeri e precisamente al tempo del regno del re babilonese Hammurabi (oltre 1750 anni prima della nascita di Cristo) la prima traccia scritta della legge del taglione: la pena è identica al torto o al danno provocato. È il famoso principio del “occhio per occhio, dente per dente” che viene richiamato anche nella Bibbia, in particola-re nel libro del Levitico.
Anche i romani ne fecero oltre che un grande uso anche un principio giuridico; il “talis poena qualis noxa” denominandolo, appunto, lex tallonis.
 
Nella legge del taglione la pena da subire è identica al danno fatto, mentre nella legge del contrappasso (letteralmente “soffrire il contrario”) l'espiazione del peccato avviene mediante una punizione contraria alla colpa.
 
Nell’Inferno di Dante la legge del contrappasso costituisce quasi sempre l’ispirazione per le pene dei dannati: i golosi, come in vita si abbandonarono alla gola, ora sono costretti a giacere in una fanghiglia maleodorante; gli adulatori, come in vita si insozzarono moralmente, così ora sono insozzati materialmente immersi nello sterco; gli indovini e i maghi (che hanno la testa voltata all'indie-tro), come in vita vollero leggere il futuro, ora possono vedere solo il passato e sono anche costretti a camminare a ritroso.
 
Non che io pensi o voglia o speri o desideri che debbano essere predestinati all’inferno dantesco, ma, se volessimo ipotizzare in quale girone il Divin poeta andrebbe a collocare personaggi oggi a noi noti cui applicare la legge del contrappasso, mi vien da dire che a quel simpaticone di Vladimir Putin sarebbe riservato un posticino tra gli ipocriti ed il suo contrappasso sarebbe quello di subire un attacco di droni al giorno per ogni giorno dell’eternità. L’ex e forse futuro presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump andrebbe a finire sicuramente tra i seminatori di discordia e la sua pena sarebbe di avere una ricrescita spaventosa del ciuffo con capelli ricci e neri tipici dei messicani. A Pippa Middleton sarebbe riservato un posto tra gli indovini non perché sia in grado di leggere il futuro, ma solo perché, con la testa ritorta, potrebbe sempre tenere sotto controllo il suo lato b che tanta fama le ha dato. Agli jihadisti, ai terroristi, ai guerrafondai, ai predicatori di odio e di violenza invece, applicherei, e volentieri, la legge del taglione anche solo per tagliare quanto necessario per assicurarci che sia impedito loro di generare progenie.

stefano benatti

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La scelta

 
Quando Dio creò Adamo ed Eva, aveva due regali da dare a loro. Dio disse:

"Ho due regali da darvi, uno è l'arte di far pipì in piedi …..". Adamo lo fermò subito:

"Sì, lo voglio io, sarebbe bellissimo, la vita sarebbe molto più semplice e molto più divertente."

Dio guardò Eva ed Eva fece un cenno di approvazione:

"Non è così importante per me" disse Eva.

Allora Dio lo diede all'uomo.

Adamo urlò di gioia, fece salti e pipì da tutte le parti, spruzzò sulle pareti e corse fino in spiaggia dove fece di nuovo pipì e ammirò il motivo che era riuscito a fare nella sabbia.

Dio ed Eva guardavano l'allegria di Adamo; allora Eva chiese a Dio:

"E cos'era l'altro regalo che volevi dare?"

"Il cervello Eva …….. il cervello!..."

stefano benatti

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La scelta

 
Quando Dio creò Adamo ed Eva, aveva due regali da dare a loro. Dio disse:

"Ho due regali da darvi, uno è l'arte di far pipì in piedi …..". Adamo lo fermò subito:

"Sì, lo voglio io, sarebbe bellissimo, la vita sarebbe molto più semplice e molto più divertente."

Dio guardò Eva ed Eva fece un cenno di approvazione:

"Non è così importante per me" disse Eva.

Allora Dio lo diede all'uomo.

Adamo urlò di gioia, fece salti e pipì da tutte le parti, spruzzò sulle pareti e corse fino in spiaggia dove fece di nuovo pipì e ammirò il motivo che era riuscito a fare nella sabbia.

Dio ed Eva guardavano l'allegria di Adamo; allora Eva chiese a Dio:

"E cos'era l'altro regalo che volevi dare?"

"Il cervello Eva …….. il cervello!..."

stefano benatti

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Hipopotomonstrosesquipedaliofobia

 

È la paura persistente, anormale e ingiustificata delle parole lunghe.

Questo termine, lungo, complicato e composto, deriva dal greco: “hipopoto” (grande), “monstro” (mostruoso), “sesquipedali” (parola grande) e “phobos” (paura). È alquanto ironico che una parola così lunga si usi, precisamente, per denominare la fobia a parole simili. Comprendo gli hipopotomonstrosesquipedaliofobi. Anch’io rifuggo dalle parole lunghe, per la mia incapacità di pronunciarle correttamente.
 
Comprendo meno, invece, i keraunofobi, ovvero coloro che hanno paura dei tuoni, non comprendo affatto gli enofobi (paura del vino), ed i quasimodofobi, detti anche autodirmorfofobi: coloro che hanno paura di apparire deformi.
 
Saranno le preoccupazioni ed i problemi che ogni giorno si accumulano, sarà la propensione dell’uomo a non essere mai soddisfatto di nulla e di nessuno, sarà la debolezza dell’uomo che si lascia influenzare da tutto e da tutti, sarà quello che volete, ma il numero delle fobie aumenta ogni giorno.
 
Una volta c’era la claustrofobia ossia la paura degli spazi chiusi (che si contrapponeva alla agorafobia per gli spazi aperti) oppure una semplice cacofobia per chi rifuggiva il brutto. Oggi abbiamo la triscaidecafobia, che è la paura del numero 13, la decidofobia per chi non vuole prendere decisioni ed anche la cronofobia per chi comprende che il tempo passa inesorabile.
 
Ci sono persone che, invece, non hanno fobie. Esiste una categoria di persone che non soffre né di cleptofobia (paura di rubare), né di stygiofobia (paura dell'inferno), né di amartofobia (paura di sbagliare o peccare), nemmeno di acatartofobia (avversione per lo sporco), neppure di coprofobia (paura delle feci) e neanche di dichefobia (paura della giustizia, dei giudici o dei processi). Fanno parte di una (ahimè, ahinoi, ahivoi, ahitutti) numerosa schiera di politici romani e di eurodeputati italici.

stefano benatti

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PETTEGOLEZZO

 
S’ignora l’esatta etimologia dei termini pettegolezzo e pettegolo. Qualcuno le fa derivare da peto (dal veneto: “contar tutti i peti” e dal bolognese “cuntar tut i su pet”, raccontare i fatti propri), altri le fanno derivare dal termine latino pithecus, scimmia.
 
Certo è che il pettegolezzo ha radici molto profonde nella storia dell’umanità, esso rappresenta indubbiamente un aspetto molto antico ed è precedente la scrittura e le varie forme di letteratura. Già ai tempi di Socrate (intorno al 400 a.C.) era molto diffuso ed eccone un esempio:
 
Un giorno il grande filosofo incontrò un conoscente che, tutto eccitato, gli disse: "Socrate, sai che cosa ho appena sentito di uno dei tuoi discepoli?".
 
“Aspetta un momento" rispose Socrate. "Prima che tu me lo dica, mi piacerebbe fare un piccolo esame. Si chiama prova del triplo filtro."
 
“Triplo filtro?" commentò il conoscente.  "That's right," continuò Socrate (che conosceva l’inglese). "Prima di parlare con me del mio discepolo prendiamoci un momento per filtrare ciò che stai per dire.
Il primo filtro è la Verità. Sei assolutamente sicuro che ciò che stai per dirmi è vero?". "No", l'uomo disse: "in realtà ho solo sentito parlare e ...". "Va bene", disse Socrate. "Così non si sa se è vero o no.
Adesso proviamo con il secondo filtro: il filtro della Bontà. Ciò che stai per dirmi sul mio discepolo è qualcosa di buono?". "No, al contrario ...". "Allora” continuò Socrate “vuoi dirmi qualcosa di male su di lui, anche se non sei certo se è vero?". L'uomo rimase imbarazzato.
Socrate allora proseguì dicendo: "Puoi ancora superare il test (parlava inglese fluentemente), perché c’è il terzo filtro: il filtro della Utilità. Quello che vuoi dirmi sul mio discepolo sarà utile per me?" "No, veramente".
"Allora", concluse Socrate ", se quello che vuoi dirmi non è né vero né buono né utile, perché me lo vuoi raccontare?"       

 

stefano benatti

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Le scimmie e la finanza mondiale

 
Se hai difficoltà a capire l'attuale situazione finanziaria mondiale la storia che segue potrebbe aiutarti:

Una volta, in un villaggio in India, un uomo annunciò ai contadini che voleva comprare delle scimmie per 10$ l’una. I contadini, vedendo che c'erano molte scimmie in giro, uscirono nella foresta ed iniziarono a catturarle. L'uomo ne comprò migliaia a 10$ ma, quando la disponibilità di scimmie cominciò a diminuire i contadini cessarono i loro sforzi.

L'uomo annunciò che ora le avrebbe comprate a 20$. Ciò rinnovò gli sforzi dei contadini che ripresero a catturare scimmie. Presto il rifornimento diminuì progressivamente e gli abitanti del villaggio cominciarono a tornare alle loro fattorie.

L'offerta salì a 25$, ma la presenza di scimmie divenne così modesta che era difficile vedere anche una sola scimmia, per non parlare di prenderla.

L'uomo annunciò che ora voleva comprare le scimmie a 50$ l’una, tuttavia, dovendo andare in città per alcuni affari, il suo assistente le avrebbe comprate al posto suo.
In assenza dell'uomo, l'assistente disse ai contadini: "Guardate tutte queste scimmie in questa grande gabbia dove l'uomo le ha radunate; se volete, ve le vendo a 35$ l’una, così quando tornerà dalla città gliele potrete rivendere a 50$". I contadini misero insieme tutti i loro risparmi e comprarono le scimmie.
 
Poi non videro più né l'uomo né il suo assistente, solo scimmie dappertutto.



stefano benatti

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