Area Riservata

THE DAY AFTER

 
Si vedono, sparsi per le campagne e per quel che rimane delle città floride di un tempo, vagare esseri lividi e bruciati dal sole, servi della gleba, con brandelli di quelli che furono abiti; di notte si ricoverano in tane ove si nutrono di pane raffermo, d'acqua e di radici. Costoro quando si levano in piedi mostrano un volto umano: ed in verità sono uomini, anzi titolari di bonus edilizi.
 
Ancor oggi, trascorsi ormai alcuni anni dal divieto dello sconto in fattura e della cessione dei crediti edilizi, quotidianamente rivoltano e frugano, con invincibile ostinazione, tra le norme emanate in allora alla ricerca, impossibile invero, di improbabili artifizi per poter cedere i loro crediti e così sfuggire alle fauci tributarie mai sazie.
 
Furono in allora presi dalle loro dimore e trascinati ricalcitranti in enormi fosse puteolenti, guardati a vista da agenti delle tasse. Vennero divisi in due gironi, alla stregua dei cerchi danteschi: quello degli scontisti e quello dei cessionari.
 
Nel girone degli scontisti finirono quelli che l'abolizione dello sconto in fattura svelò mendaci nullatenenti incapienti, quand'invero possedevano forzieri colmi di pecunia; agli stessi venne sottratto il danaro posseduto fino all’ultimo scudo e furono costretti, tortura nefasta, qualora professionisti o imprenditori ad emettere ai loro clienti - sempre e comunque ed a favore di chiunque - fatture applicando sull’intero corrispettivo lo sconto del cento per cento; operazione che veniva ripetuta ogni giorno e più volte, fino a quando non persero il senno.  
 
Non miglior sorte toccò, invero, a quelli destinati al girone dei cessionari. Questi furono costretti a compilare moduli su moduli, dichiarazioni integrative video-fotografiche geolocalizzate (che cosa significasse nessuno lo chiarì mai), rilasciare dichiarazioni sostitutive delle proprie analisi del sangue, delle urine e delle feci per tutti crediti acquistati ed ogni giorno successivo erano costretti a compilare e presentare moduli, dichiarazioni integrative di quelle integrative del giorno precedente, dichiarazioni sostitutive di analisi di tutti i liquidi e non liquidi corporei; questo ogni giorno finche', anch'essi, in breve tempo, persero il senno.

 

stefano benatti

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L'OZIO

L’altro giorno è venuto a trovarmi il mio clone. Sì, ammetto, non ho avuto il coraggio di farmi sclonare per i dubbi che ho già riferito. Comunque, il mio clone mi dice: “Ciao, clone!”. La cosa mi fa andare in bestia. È lui il clone e non io. Lui lo sa e continua a provocarmi. Rispondo al suo saluto, trattenendo l’impulso di sclonarlo così su due piedi, invitandolo ad andarsene. Non afferra il concetto e si siede di fronte. Ho così la possibilità di guardarlo attentamente. Noto un volto riposato e abbronzato, seminascosto da una barba fin troppo curata.
 
Gli faccio presente che, quanto meno, un clone educato dovrebbe assomigliare al suo clonato e che la sua aria rilassata mal si concilia con le preoccupazioni professionali di ogni giorno. Ignora l’appunto che gli faccio e, mentre afferro il tagliacarte per eliminarlo, mi racconta di avere incontrato il clone del Ministro delle Finanze. Lo grazio. Incuriosito lo invito a raccontare.
 
“Ero a Cortina d’Ampezzo insieme al clone di Polacchini e ci imbattiamo nel clone del Ministro Giorgetti. Dopo i convenevoli tra cloni gli chiedo: “Ma l’eliminazione della possibilità dello sconto in fattura per i bonus edilizi chi l’ha inventato?”. E quello, orgoglioso, mi dice che è stato lui un giorno che era rimasto solo nell’ufficio del suo clonato e non sapeva come passarsi il tempo. Mi anticipa – e qui è interessante – che un altro clone di Giorgetti ha già inventato un’altra cavolata fotonica e che è a conoscenza del fatto che Giorgetti ha altri 14 cloni, tutti con il pallino delle invenzioni e che a turno vengono lasciati soli”.
 
Detto questo il mio clone se ne va, senza che riesca a colpirlo con la stufetta elettrica che ultimamente tengo vicino alla scrivania per scaldarmi le ginocchia doloranti. 
 
Mi rimetto, sconsolato, al lavoro che, negando l’ozio, non consente vizi.

 

stefano benatti

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Cattivi Pensieri
 

L’altro giorno, ho incontrato un amico. Alla domanda di cosa stessi facendo, tranquillamente ho risposto: “Cosa vuoi, adesso vado in ufficio a fare finta di lavorare. Devo, però, cercare di risolvere un problema con una società di mero godimento”. Il mio amico ha fatto una faccia strana e poi si è allontanato dicendomi “sozzone!”.

Mi sono trascinato, avvilito come un cane, sino in ufficio e mi sono lasciato cadere sulla sedia appoggiando la testa sul tavolo. Un po’ troppo forte per la verità, tanto che duole ancora (la testa, non il tavolo).

Ho preso in mano il telefono e ho parlato con l’amico di prima e gli ho spiegato: “Guarda che non è una società di papponi, di lenoni che sfruttano le ragazzine ecc. ecc. e non è neanche una società di telefoniste erotiche o di massaggiatrici, etc. etc. e non è neanche etc. etc.; è solo una società di comodo, una societaà non perativa che non può’ detrarsi l’IVA etc. etc. Sai la normativa tributaria etc. etc.”.

Tranquillizzatolo e tranquillizzatomi ho rivolto un pensiero, che qui non riporto, agli estensori delle norme fiscali.

 

stefano benatti

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Un vecchio cinese saggio

 
Nel tempo prima del tempo, nella campagna cinese viveva un vecchio saggio con il figlio; costui era molto affezionato al padre di cui riconosceva la profonda saggezza ed era anche legato alla sua cavalla.
 
Un giorno il figlio corre dal padre e gli dice: “Padre, padre, è successa una disgrazia, la cavalla è scappata!”
Il padre saggio risponde: “Non è detto che sia una sfortuna.”
 
Difatti, dopo tre giorni torna la cavalla seguita da tre stalloni.
Il figlio torna dal padre e gli dice: “Padre, padre, la cavalla è tornata accompagnata da altri tre cavalli uno più forte e vigoroso dell’altro.”
Il saggio cinese risponde: “Non è detto che sia una fortuna”
 
Difatti, dopo tre giorni il figlio cavalcando uno degli stalloni cade e si rompe una gamba. Va dal padre e gli dice: “Padre, padre che disgrazia, sono caduto da cavallo e mi sono fratturato una gamba.”
Il padre saggio replica: “Non è detto che sia una sfortuna.”
 
Difatti, dopo tre giorni scoppia la guerra ed al reclutamento il figlio viene scartato per la gamba rotta.
 
Morale:
Non è detto che l’abolizione dello sconto in fattura possa essere una fortuna.
 
 

stefano benatti

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Ma come fanno i contabili
 
Ma dove vanno i contabili
con le loro biro rosse
sempre in cerca di un risconto da annotar,
ma dove vanno i contabili
con le loro facce stanche
sempre in cerca di una nota da fatturar.
 
Ma come fanno i contabili
quando arrivano al bilancio
con le imposte che san da calcolar,
qualcuno è vivo per fortuna
qualcuno è morto
c’è una vedova da andare a visitar.
 
Ma come fanno i contabili
a far di conto tutto il giorno
e rimanere veri umani però.
 
Come fanno i contabili
con questa noia che li uccide
affaticati da una vita di scadenze
che cosa gliene frega di calcolar le rimanenze;
rimanenze che più passa il tempo
e più non sanno di niente.
 
Ma come fanno i contabili
con la matita in mezzo ai denti
a spostare questi ratei inconcludenti
da un anno all’altro e ancora.
 
Ma come fanno i contabili
senza nessuno che gli chieda come va
col cuore appresso ai creditori da pagar,
creditori senza cuore
chissà se resistono ancora, chissà.

 

stefano benatti

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Il massaggio del messaggio
 

Molto ma molto tempo fa, all’università, ho inserito nel piano di studi (mi verrebbe da scrivere piano dei conti) un esame jolly: uno di quegli esami che ti servono solamente per mantenere alta la media annua, ma senza fare troppa fatica. Scelsi l’esame di Diritto della comunicazione. Con mia sorpresa scoprii, poi, che l’esame era tutt’altro che uno scherzo. A parte questo ed a parte i risvolti giuridici delle questioni affrontate, la materia si rivelò interessante e intrigante soprattutto nella parte che approfondiva lo stimolo che vuole determinare il messaggio della comunicazione in genere e della pubblicità in particolare. Veniva definito il massaggio del messaggio: lo stimolo cerebrale della comunicazione pubblicitaria.
 
Da allora guardo con occhio critico gli spot pubblicitari per valutare quale massaggio determinino alle mie scarse cellule cerebrali. Ditemi Voi se le mie riflessioni sono sbagliate o non corrette.
 
1) Sono anni se non decenni che ci tormentano con la lunghezza del rotolone di carta igienica. Sono consapevole che è un argomento spinoso, complesso ed anche imbarazzante, però persistono nel farci vedere una massa di deficienti che continua a correre dietro un rotolone di carta igienica che si srotola per chilometri e chilometri. Quale dovrebbe essere il massaggio mentale di questo messaggio pubblicitario? Che siamo tutti scemi? Sarebbe stato sufficiente continuare ad arrovellare la mente degli italiani sull’altezza di dieci piani di morbidezza: quanti sono dieci piani? devo considerare anche l’interrato? e il sottotetto si conta al 50%? se c’è il seminterrato sei fuori gioco: lascia perdere. Le stupidità, si sa, non finiscono mai!
 
2) I meno giovani se lo ricordano e chi l’ha visto non se lo scorda più: il mitico filo di lana. Ma dove sono finiti quei pubblicitari, ai quali andrebbe consegnato un Oscar, un David di Donatello ed anche un premio Nobel per la Pace, che hanno avuto la geniale e travolgente idea di fare impigliare, nella sedia, il filo di lana del vestitino di Charlize Theron. Quel favoloso filo di lana che piano piano scuce il vestito e lentamente libera un mondo meraviglioso che però nessuno riesce a scorgere perché, come sempre, le cose belle finiscono troppo presto!
 
3) L’ultima trovata del conto arancio è l’irriverente e sfacciato spot pubblicitario di Elio e le Storie Tese che, in una ambientazione vagamente caraibica, canticchiano che per avere un interesse sul conto corrente non devi fare un tasso, anzi che puoi fare quel tasso che vuoi e anche che puoi non fare un tasso. Ma che tasso dicono!

stefano benatti

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Il vaso di Pandora
 
Un giorno, nel tempo prima del tempo, gli uomini vivevano sulla terra in pace, privi di preoccupazioni, senza scandali e corruzioni, liberi di lavorare, senza scioperi, senza crisi economiche, privi di rotture di scatole. Erano diventati, però, arroganti al punto di pensare di poter fare a meno degli Dei e della loro protezione.
 
Zeus, il sovrano dell’Olimpo, irritato da cotanta insolenza, decise così di punirli. Mandò a chiamare Vulcano, il fabbro degli Dei e gli ordinò di realizzare una donna.
"Costruire una donna?!? Non sono in grado di farlo" gli disse.
"Te lo ordino!!!" ripeté Zeus adirato. "Gli uomini devono essere puniti per la loro irriverenza!"
 
E Vulcano obbediente se ne tornò alle sue fucine e cominciò a costruire la donna.
Nulla però era impossibile per Vulcano che, con le sue braccia possenti modellò la donna, la plasmò (cosa che in certi momenti non gli dispiacque neanche tanto), la colorò di tenero rosa e le diede come anima una scintilla del fuoco divino che ardeva in continuazione nelle fucine dell’Olimpo. Finita l’opera, la donna aprì gli incantevoli occhi blu, sorrise e mosse le membra con divina grazia.
 
Zeus le mise nome Pandora, le consegnò un vaso e le disse: “Porterai questo vaso (da allora noto come il “vaso di Pandora”) con te, quando andrai sulla terra. Esso contiene tutti i mali che possono far piangere, soffrire e rovinare gli uomini. Guardati dunque dall'aprirlo, essi si spargerebbero per il mondo, mentre, se resteranno chiusi qui dentro, rimarranno imprigionati in eterno e non potranno nuocere a nessuno”.
 
Pandora accolse, grata, il vaso da Zeus e salita su un cocchio dorato a forma di cigno, trainato da cigni, scese sulla terra.
 
Ma la curiosità, si sa, è donna. Pandora, infatti, appena giunta sulla terra volle vedere a tutti i costi cosa contenesse il vaso e piano piano lo aprì. Dal vaso, però, in un attimo uscì, a folate enormi, un fumo nero, denso e acre e mille fantasmi orribili si delinearono in quelle tenebre paurose che invasero il mondo e oscurarono il sole.
 
C'erano tutte le mostruosità e tutti i vizi e la causa di tutte le sofferenze; dal vaso uscirono a frotte, tra le altre malvagità e crudeltà che si diffusero per l’intero globo terrestre, gli autoproclamati, demenziali e psicopatici capi di stato di potenze nucleari con le loro atroci mire espansionistiche su paesi confinanti, i politici (quasi tutti italiani) con valigie piene di contanti e con le loro bandierine del Qatar, i governatori delle banche centrali con i loro scellerati annunci sugli aumenti dei tassi di interesse, gli speculatori con i loro rincari del prezzo del gas, della benzina (ancor più del gasolio) e dell’energia elettrica ed i bancari con le loro menzogne.
 
Invano Pandora cercò di chiudere il vaso. Solo quando tutto il fumo ne fu uscito, Pandora riuscì a guardare all’interno e scorse un grazioso piccolo uccellino azzurro. Era la Speranza, l’unico bene rimasto agli uomini a conforto delle loro sventure.

stefano benatti

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Per Dono
 
Prodigo quest’anno è stato il Natale
per dono ci ha dato anche il condono,
da tanti invocato come mezzo ideale
che purga il passato chiedendo perdono.
 
Chi dice per forza o senza un perché
di pecche nascoste non poche ce n’è,
è chiaro pertanto che adesso che c’è
se già hai pagato, è peggio per te.
 
Ogni difetto potrai condonare,
da ciuco in cavallo potrai diventare
in magro da grasso, basta pagare
per stare tranquillo e tornare a giocare.
 
Prodigo quest’anno è stato il Natale
per dono ci ha dato anche il condono,
dallo Stato ideato come mezzo ideale
che riempie le Casse dispensando perdono.

stefano benatti

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L'anno che verrà
 
Caro Amico ti scrivo, così mi distraggo un po’
e siccome sei molto occupato, non molto ti scriverò.
Da quando sei partito, c’è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai,
ma qualcosa ancora qui non va.
 
I termosifoni sono spenti ancora, compreso quando è festa,
e c’è chi ha preso la stufa e messo legna nella cesta
E le bollette arrivano per intere settimane,
così che di tempo proprio non ne rimane.
 
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno,
porterà una trasformazione,
e tutti quanti stiamo già aspettando.
Sarà tre volte Natale
e pagheremo in contanti tutto quanto,
anche le banche compreranno crediti però solo se all’incanto.
 
Non ci saranno più verifiche e controlli tutto l'anno,
nessuno di comodo si dovrà piu` denunciare,
mentre alcuni già lo fanno.
 
E si pagheranno le imposte ognuno come gli va,
anche l'esenzione IMU avremo,
e non solo per la metà.
 
E senza grandi disturbi qualcuno il Covid beccherà,
resterà in casa non più di cinque giorni
ma gli altri però di certo non infetterà.
 
Vedi Caro Amico,
cosa ti scrivo e ti dico,
cosa si deve inventare,
per poter riderci sopra, per continuare a sperare

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
Io mi sto preparando, è questa la novità.

stefano benatti

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Non olet

Che le casse dello Stato siano sempre e cronicamente vuote, non è solo storia del nostro tempo. Tutti i governanti si sono sempre scervellati per trovare il metodo di far quadrare il bilancio statale (con pochi successi per il vero). Già Pericle si dette da fare sul fronte delle entrate per la sua Atene, mettendo a punto la famosa "pornoelasticon", ovvero la tassa cui erano soggette le "signorine" che frequentavano il porto di Atene (il Pireo). Non è peraltro noto il meccanismo per il calcolo e l’esazione del tributo, per cui si ritiene che fosse fisso e non legato a coefficienti di reddito. Anche Vespasiano, quando fu sovrano di Roma, dovette preoccuparsi dei conti dell'Impero. Non sapendo più da che parte prendere, inventò la tassa sull'orina. Grazie a ciò da allora tutti gli orinatoi vengono chiamati "vespasiani". Come per quello di Pericle, anche per questo tributo non è noto il metodo di calcolo; e nemmeno, a dire il vero, ci interessa conoscerlo. Qualunque sia il presupposto impositivo, l'importante è che il danaro entri nelle casse dello Stato e, per dirla come Niccolò: il fine giustifica il mezzo.

Anche il figlio di Vespasiano, tal Tito, non troppo contento della trovata del padre lo accusò di trarre profitto con metodi oltremodo disgustosi e gli chiese spiegazione di come poteva sopportare l'idea di usare danaro ricavato dall'orina.

Il padre, saggio, per tutta risposta disse: non olet (non puzza).

stefano benatti

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